Live report (+intervista): Those Damn Crows / Hollowstar / Florence Black @ Dome, London – 12/02/2020


di Giulia Toselli

Il rock sopravviverà? Chi lo ascolterá più tra un po’ di anni? E io che faccio? Sto facendo qualcosa per supportare le nuove generazioni di musicisti che lo portano avanti?

Queste e altre domande amletiche mi facevo alcune settimane fa con un teschietto in mano (che in parte fa Rock ‘n roll ma anche un po’ Amleto, appunto), quando ho deciso che avrei concentrato una buona parte del mio budget dedicato a musica e concerti a scoprire ed a supportare gruppi Rock emergenti.

Quelli bravi eh, che lo portano avanti con qualità e umiltà e che, per fortuna nostra, sono tanti. Soprattutto per me che vivo a Londra, e che posso godermi la “meglio gioventù’” musicista britannica.

È così che, in una sera fredda e tempestosa (in realtà per nulla, ma fa più atmosfera), trascinandomi pure il caro Given to Rock che aveva in programma di starsene a casa guardare la partita, vado a vedere tre giovani band Hard Rock valide e godibilissime, che voglio consigliarvi di cuore e che mi fanno stare tanto serena sul futuro del nostro amato genere.

FLORENCE BLACK

Il Galles ci sta regalando tante emozioni negli ultimi tempi, specialmente a me che vado a caccia di giovani emergenti talentuosi. Questo power-trio delle valli sud del Galles viene dalla stessa zona della band headline di cui parlerò tra un attimo, ma anche di altre molto interessanti che sto conoscendo ultimamente. Ho anche l’opportunità di scambiare qualche chiacchiera con loro a fine concerto (vedi sotto), ma mi dimentico di fare la mia domanda super-simpatica (ma forse anche non troppo) su quale marca di birra gallese fa diventare i musicisti così bravi.

Ciance e battute dimenticate a parte, dicevo power-trio Hard rock giovanissimo, potentissimo nei suoni e animalesco nell’esibizione. Partono per primi e ci fanno tremare subito i timpani. Molto bravi anche nelle parti vocali, con un bel gioco tra il bravo cantante e chitarrista Tristan, i back vocals del bassista e il batterista che fa le parti in growl.

In sede live, ho apprezzato molto l’esplosione di The One dal loro EP II, insieme a Smoke. Bellissimo riff di chitarra e assolo di Tristan in The Ride da The Final EP e a me piace tantissimo la loro cover di Breadfan che chiude in bellezza la loro sessione (cavernosa e cruda, la preferisco a quella dei Metallica, ma non diciamolo a Given To Rock che si arrabbia).

A CHI POSSONO PIACERE? Siete cresciuti a pane e Creed? Perfetto, allora! Hanno pubblicato 3 EP per il momento, tutti e tre molto interessanti. Partite dall’ultimo in ordine temporale, The Final EP, godetevi la meravigliosa opener Change e aspettate con ansia insieme a me il loro primo album (quasi pronto)!

https://www.florenceblack.uk/



HOLLOWSTAR

Oh, questi mi piacciono tanto tanto. Talento ed eleganza compositiva ed esecutiva, i miei amati Hollowstar sono un quartetto inglese di non lontano da Cambridge.

Fondato dai fratelli Joe (basso e voce) e Jack (batteria) Bonson, gli Hollowstar propongono un rock duro, ammorbidito però da sonorità “blueseggianti” e costantemente rinvigorito dalle due lead guitars. La voce di Joe e’ limpida e suadente, e tutti e quattro i musicisti ci regalano una splendida mezz’oretta di “proper” Rock ‘n Roll. Il cantante è anche un buon intrattenitore, riesce a scaldarci e si (ci) emoziona ricordando l’amico suicidatosi recentemente.


La loro sessione live parte con uno dei miei brani preferiti, Take it All, opener del loro primo album, con una intro di entrambe le chitarre a sincrono elegantissima. In realtà anche Old man Gone, Overrated e Let You Down (la mia preferita della serata) sono performate benissimo da tutti i musicisti, rendendomi gli Hollowstar un gruppo che seguirò molto attentamente nei prossimi anni.

A CHI POSSONO PIACERE? Sinceramente, a tutti. E’ un bel Hard Rock “guitar led”, classico e
pulito, che richiama Guns ‘n Roses ed AC/DC, scaldato da accenti blues che possono ricordare i Black Stone Cherry, per intenderci. Ascoltate il loro album di debutto Hollowstar, molto valido.

https://hollowstar.uk/



THOSE DAMN CROWS

Mi scuso mentalmente con questo gruppo, headline della serata, che ho abbandonato circa a metà performance perché ho avuto l’opportunità di una chiacchierata coi Florence Back e gli Hollowstar, gruppi emergenti che sto seguendo con più attenzione (vedi intervista sotto).

Detto questo però, due parole per i Crows, ancora una volta proveniente dalle regioni sud del Galles (questa birra magica gallese, bisogna che io la scovi prima o poi).

I cinque musicisti sono già ben conosciuti (le persone che ospita il Dome vicino a Kentish Town sono lì per loro e li ascoltano con evidente calore), e il loro nuovissimo album Point of No Return, a una settimana dall’uscita, è già quattordicesimo nella “Official Album Chart” della UK.

Notizia molto positiva, siccome i Crows sono davvero bravi e piacevoli da ascoltare, con melodie molto accessibili ma sempre interessanti, aggressivi ma con una maturità musicale già consolidata rispetto alle due band precedenti.

Per quello che ho potuto ascoltare, è stato tutto eseguito alla perfezione, condito dalla “megalomania” simpatica del cantante Shane che divide la folla per passarci in mezzo (siamo circa trecento), su un paio di pezzi suona la chitarra acustica (pur avendo a disposizione i due ottimi chitarristi Ian e David), e suona il piano in un altro paio di pezzi. Inarrestabile.

A CHI POSSONO PIACERE? Anche in questo caso, siamo di fronte a un Hard Rock di ascolto facile ma di qualità, brani memorabili e ottime ballads. Per tutti. Raccomando proprio l’ultimo album, Point of No Return, per la potente opener Who Dit it (travolgente in sede live), la sensuale Sin on Skin, la power-ballad Be You e la struggente Never Win.

http://thosedamncrows.com/



L’INTERVISTA - UNA CHIACCHIERATA CON I FLORENCE BLACK E HOLLOWSTAR

Ho avuto la gran gioia di fare due chiacchiere con questo gruppo di giovani musicisti, talentuosi, felici, e già un po’ “allegrotti” festeggiando l’ultima serata del tour con in Those Damn Crows.

E’ stato davvero bello vedere come le band, che hanno età simili e sono più o meno allo stesso livello di notorietà, costruiscano quasi una comunità, suonino spesso insieme e si considerino “brothers”. Ma Giulia, basta parlare, fai ste domande!

Allora, ragazzi, complimenti per stasera. Tra l’altro questa è la serata finale del tour con i Crows. Com’è andata, siete stati contenti?

ENTRAMBE: Favoloso, è stato stupendo!

È la prima volta che le due band suonano insieme?

FLORENCE: No, ci conosciamo da tanto tempo, Non voglio aggiungere troppi dettagli, ma
diciamo che tutto partì ad Edimburgo. E da quella esperienza, siamo diventati come fratelli per la vita.

Mi piacete tanto, trovo gli stili delle due band quasi complementari. Quali sono le vostre impressioni di stasera, come vi siete sentiti?

FLORENCE: Londra è sempre una platea favolosa. Però, allo stesso tempo, e più difficile iniziare. La gente qui non viene per fare casino, sono qui davvero per ascoltare musica. Ci vuole un po’ di tempo per scaldarla, magari dopo due o tre canzoni iniziano a reagire.

Domanda un po’ seria. Vorrei iniziare sul blog Given to Rock una sezione dedicata alle band emergenti e quello che vorrei sapere è quanto facile o difficile sia stato crescere come Rock band.

FLORENCE: Beh, noi abbiamo iniziato come band di cover, e ci dicevano: bravi! Poi abbiamo
iniziato ad infilarci dentro qualche canzone originale nostra. E gradualmente i concerti di cover si sono trasformati in concerti di canzoni nostre, quasi senza che nessuno se ne accorgesse. E poi sono iniziati i primi tour, e da lì siamo rimasti sempre un gruppo che fa pezzi originali.

HOLLOWSTAR: per noi è stato un po’ diverso. Tre di noi facevano cover insieme. Ma quando
abbiamo deciso di fare le nostre canzoni, ci siamo accorti che eravamo bloccati nell’essere una “cover band”. Quindi per noi ha funzionato in maniera quasi opposta. Abbiamo dovuto uscire di scena per qualche anno, e tornare con un nuovo nome. Abbiamo dovuto trovare la nostra strada per emergere.

FLORENCE: Sì, a seconda delle situazioni bisogna trovare la strada più giusta. Per noi è stato: adesso basta, se continuiamo a fare solo cover, bisogna iniziare tutto da capo e uscire con un nome nuovo per il gruppo. Noi eravamo convinti, da oggi solo canzoni originali, e certamente qualcuno soprattutto localmente non era contento, ma siamo stati inossidabili.

HOLLOWSTAR: E all’inizio è stata dura, davvero. Per almeno diciotto mesi abbiamo girato i pub di campagna suonando a volte di fronte a tre persone. Ti chiedi: perchè andare avanti così? Ma poi, qualcosa succede, quel concerto o la partecipazione a quel festival che cambia le cose. Ed è come una valanga. Inizi a racimolare gente che ti segue e tutto cambia velocemente. Ormai, e siamo veramente fortunati in questo, non riesco più a ricordarmi una brutta serata, con poca gente a vederci. Ci sono tanti modi per fare soldi, ma il punto è trovare la tua strada per guadagnare rimanendo contento di e con te stesso. Così potrai essere felice alla fine della tua vita, se guardandoti indietro riconoscerai di avere preso la strada giusta per te. Ed è bello perchè siamo tutti gruppi con lo stesso approccio e con lo stesso desiderio: creare musica, mantenere il Rock vivo e in questo ci aiutiamo e supportiamo a vicenda.

Domandina per gli Hollowstar. L’anno scorso siete stati in Europa e in Italia anche, supportando gli Skid Row. Come è andata?

HOLLOWSTAR: È stata un’esperienza favolosa. Avere l’opportunità come giovane gruppo di
andare in tour con una band come gli Skid Row, ti fa capire cosa vuol dire essere una vera band e ti mette in luce anche le differenze con il passato. Oggi, non ti bastano più dieci belle canzoni per avere una carriera. Ci sono molti meno soldi e supporto, devi conoscere il business, devi calcolare profitti e perdite, ed è stato bello potere passare tempo con persone che hanno avuto la possibilità di avere lo stile di vita di Rock Star vere e proprie. E poi sono tutti ragazzi umilissimi. Comunque in Italia è stato stupendo, ci piacerebbe tanto potere tornare presto.

Ultima domanda per entrambi i gruppi. La cosa più divertente successa in questo tour.

ENTRAMBE: Facile. La faccia di Phil (ndr. chitarrista degli Hollowstar), quando la tracolla della sua PRS si è spaccata e ha guardato la sua chitarra rotolare giù alcuni gradini. Non so se ti puoi immaginare lo sguardo di un uomo che vede quattromila sterline di chitarra rotolare al suolo. Molto divertente (comunque solo alcuni graffi, niente di grave)

Che dire ragazzi. Bravissimi, grazie per aiutare a mantenere il Rock giovane e in forma, e in bocca al lupo per una lunga carriera!