Recensione: Black Sabbath - 13 (2013)


I dinosauri sono tornati! Beh, passatemi il termine, dato che l'ultimo album dei Black sabbath (con Ozzy) è datato 1978... Non ero ancora nato! Rieccoli nel 2013 e... l'album c'é, eccome se c'é!

Ma prima...
Nelle puntate precedenti (da leggere col tono del doppiatore italiano delle serie americane): Tony Iommi ha avuto seri problemi di salute, con i quali combatte ancora, Ozzy ha avuto tutte le vicissitudini di questo mondo e Bill Ward è stato allontanato dalla band, ufficialmente per questioni contrattuali. Successivamente si conoscerà l'amara verità: non suona da troppo tempo e non è in grado di sostenere un tour. (voce da doppiatore mode off)

La formazione del disco è quindi (non so perchè la voglio mettere in colonna):
Ozzy Osbourne
Tony Iommi
Geezer Butler
Brad Wilk (in passato con i Rage against the machine).

Iommi è sempre ispiratissimo in ogni singola nota che sforna, Butler il solito animale nel basso, Ozzy canta abbastanza bene (vabbè, diciamo nei suoi standard), molto piú nello stile da solista che nello stile Sabbath di inizio carriera e Brad Wilk esegue alla perfezione il compito assegnatogli, pur non essendo all'altezza di Bill Ward, a mio parere. Non me ne voglia.

I pezzi di questo 13 sono molto validi, probabilmente non hanno il dono della sintesi (se dovessi trovargli un difetto), ma sono molto validi. End of the beginning, God is dead? (con tanti saluti alla grammatica inglese) con temi esistenziali sullo sfondo, hanno il compito di aprire del disco, e funzionano alla grande, soprattutto la seconda.
Dopo una discreta ma non memorabile Loner, sicuramente da segnalare è Zeitgeist che, anche se la ascoltate sotto la doccia con vostra mamma che canta canzoni napoletane in sottofondo, non faticherete ad accostare a Planet caravan, come se fosse un secondo capitolo.

Ottima anche la seconda metà del disco. A proposito, che bello vedere un disco con solo otto tracce, come ai vecchi tempi, il disco si assimila meglio e addio ai riempitivi. Così si fa!
Dicevo, la seconda parte del disco, anch'essa ispirata: Age of reason con un bell'assolone finale vecchio stampo, la magnifica Live forever, con un bel riffone che mi riporta a Hole in the sky e con Ozzy che recita "I don't want to live forever, but I don't want to die".
Altro gran riff in stile southern quello di Damaged soul, con Iommi che, sul finale, ci delizierà ancora una volta con un gran solo. Chiude il disco Dear father, con il miglior chorus del disco e con un ottimo break a metà brano. Il mio pezzo preferito del disco.

Questo 13 non sarà all'altezza dei vecchi capolavori del passato, ma questi signori, alla loro veneranda età e con decine e decine di dischi alle loro spalle, hanno sfornato un prodotto che straccia il 90% delle uscite discografiche attuali. Scusate se è poco.

Voto 71/100
Top tracks: God is dead?, Live forever, Dear father

Tracklist:
1) End of the beginning
2) God is dead?
3) Loner
4) Zeitgeist
5) Age of reason
6) Live forever
7) Damaged soul
8) Dear father
Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

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