Recensione: Ozzy Osbourne - Blizzard of Ozz (1980)


Recensione A cura di Olaf

Nel 1979 il "Principe delle tenebre" John Michael Osbourne (per tutti OZZY)  viene licenziato dai Black Sabbath. Per il suo esordio da solista, l'anno successivo, il Madman recluta un giovane virtuoso della sei corde, il californiano Rhandy Rhoads, autore fino a quel momento di due album con i Quiet Riot, fino a quel momento passati pressochè inosservati. Per la sezione ritmica la scelta cade sul bassista Bob Daisley (ex-Rainbow) e sul batterista Lee Kerslake (ex-Uriah Heep).Con l'ausilio del tastierista Don Airey la formazione è cosí completa.

Il 20 settembre 1980 esce "Blizzard of Ozz", un album semplicemente strepitoso.
L'istrionico cantante è in ottima forma, nonostante i vizi e gli abusi per cui è famoso, e Randy Rhoads dimostra di avere un feeling e una carica non comuni. L'opener "I don't know" è assolutamente devastante. Il brano si regge quasi esclusivamente sul riff di chitarra e sul ritornello ipnotico e irresistibile. La successiva "Crazy train" diventerà in breve tempo uno dei classici di Ozzy nonchè uno dei brani simbolo dell'Heavy Metal. Il solo di chitarra è uno dei tanti capolavori del biondo chitarrista. L'immancabile, per quei tempi, ballad si intitola "Goodbye to romance" e si tratta di un altro bersaglio centrato. Uno dei più bei lenti di sempre. Il breve intermezzo strumentale "Dee" scritto da Rhoads serve solo a spezzare il ritmo e a dimostrare ancora una volta la classe immensa di Randy.

Il brano verrà riproposto in versione completa nel 1987 sul "Tribute Album" dedicato al chitarrista scomparso in modo tragico qualche anno prima. "Suicide Solution" è una canzone dirompente e porterà non pochi problemi al cantante di Birmingham a causa del suo testo. Un testo per molti autobiografico dove si parla della schiavitù causata dall'alcool e di come il suicidio possa essere, in alcuni casi, una soluzione al problema. Niente di tutto questo naturalmente ma quando parte la macchina del fango e delle illazioni è sempre difficile fermarla.

La facciata B (cari, vecchi dischi in vinile) si apre con "Mr.Crowley". Probabilmente il capolavoro dell'album nonchè una delle canzoni più famose di Osbourne. E' il brano che più ricorda i Black Sabbath: atmosfera plumbea e testo ispirato dalle opere del famoso occultista britannico Aleister Crowley. Un tappeto di tastiere dà il via al pezzo e provoca i brividi.
La canzone si chiude con l'ennesima perla di Rhandy Rhoads; Un assolo interminabile che diventerà termine di paragone e banco di prova per tutti i chitarristi negli anni a venire. "No bone movies" è la canzone più anonima dell'album.

Non un vero è proprio riempitivo ma certamente lontano dalle vette di tutti gli altri brani. Tocca ora a "Revelation - Mother Earth". Canzone stupenda dal testo ecologico-pacifista. Un evidente j'accuse nei confronti dell'umanità per gli orrori che provoca e per i danni causati al pianeta terra. Forse il pezzo strumentalmente più vario e complesso dell'intero lavoro. La conclusiva "Steal away (the night)" è Heavy Metal purissimo e dichiara la fine delle ostilità.

Poco meno di 40 minuti per un album immortale che sancì il ritorno sulle scene di Ozzy dopo le vicissitudini "sabbathiane". Un'opera di sublime fattura che rivelò al mondo il genio sfortunato di Rhoads e che dimostrò, senza ombra di dubbio, come il buon vecchio Ozzy avesse ancora molto da dare al mondo della musica. "Blizzard of Ozz" fu registrato nuovamente nel 2002 con le parti di Kerslake e Daisley ri-suonate da Mike Bordin dei Faith No More e Robert Trujillo futuro Metallica.

Voto 100/100



Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

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