Recensione: Rage - Seasons Of The Black (2017)


Ok, é la volta di dire qualche parola sul nuovo disco di una band (forse sarebbe il caso di dire un musicista) che ho sempre ammirato un sacco: i Rage di Peavy Wagner. Ma facciamo un passo indietro.

Questo Seasons Of The Black é il secondo album con la nuova formazione e con i nuovi innesti Marcos Rodriguez alla chitarra e Vassilios Maniatopoulos alla batteria che ritroviamo dopo il primo riuscitissimo The devil strikes again (clicca per la recensione) uscito solo un anno fa (ecco uno dei motivi per cui ammiro quest uomo). I tre musicisti si sono occupati anche della produzione, come si è potuto intuire dai video dallo studio.

Si parte subito benissimo con la (quasi) title track seguita da Serpents in disguise che hanno dei ritornelli che più Rage non si può e con elementi strumentali che richiamano al disco precedente. Tutto è abbastanza pesante (ma sempre con molta melodia) e richiamano anche i Rage degli esordi.
Buono anche il singolo Blackened karma così come Time will tell, con dei cori un po' bizzarri ma con un ritornello ancora una volta vincente. A proposito di questo pezzo: la strofa mi rimanda un po' a Down (da quello splendido album che è Unity) e si fa apprezzare anche per una parte strumentale molto Iron maiden (soli compresi) che ne fanno una delle canzoni più riuscite dell'album (nonostante i cori).

Le prime quattro canzoni sono davvero ottime, tutta la band gira a mille e Peavy canta benissimo. Di un livello un po' più basso è invece la seguente Septic bite mentre discrete sono la martellante (la doppia cassa, quantomeno) Walk among the dead e All We Know Is Not, però con un po' meno ispirazione rispetto ai primi brani e con un pò di pilota automatico.

Di altro livello è la suite finale in 4 atti.
Il primo, cortissimo, con chitarra classica - poi con Justify che ha un ritornello che già dopo un ascolto ve lo ricorderete per almeno due secoli (forse esagero, dai) e Bloodshed in paradise con delle belle melodie e con un solo che ricorda qualcosa dei Dream theater. Chiude la suite (e il disco) Farewell, pezzo più lungo dell'album con i suoi 7 minuti abbondanti e che ha dentro un bel po' di epicità e che ricorda molto i momenti di XIII e tutti quei dischi dove Peavy ha utilizzato l'orchestra (che qui non c'è, a scanso di equivoci). Il pezzo non è imprescindibile ma spezza parecchio con quanto ascoltato fino ad ora e calza a pennello come conclusione del disco.

Se avete l'edizione in doppio CD (o lo ascoltate da digitale) potete trovare anche dei pezzi composti e ri-registrati per l'occasione, risalenti a quando Peavy non usava ancora il monicker Rage ma Avenger, esattamente nel periodo 1983-1986. Beh, i pezzi in questione tutto sommato non suonano troppo diversi dalle ultime produzioni, partendo dal presupposto che i suoni e i musicisti sono comunque quelli attuali. Quello che balza all'orecchio è un po' di più "ingenuità" compositiva e la differenza di note, dato che Peavy cantava su toni più alti in passato e tra le altre cose dimostra che ha ancora certe note ce le ha.

Riguardo Seasons of the black... Chi conosce i Rage sa benissimo che con questa band difficilmente si vanno incontro a delusioni e questo ennesimo disco ne è la prova. Ancora una volta un gran bel disco. Chapeau.

Voto 73/100
Top tracks: Season Of The Black, Time Will Tell, Justify

Tracklist:
01. Season Of The Black
02. Serpents In Disguise
03. Blackened Karma
04. Time Will Tell
05. Septic Bite
06. Walk Among The Dead
07. All We Know Is Not
08. The Tragedy Of Man – Gaia
09. The Tragedy Of Man – Justify
10. The Tragedy Of Man – Bloodshed In Paradise
11. The Tragedy Of Man – Farewell

“Avenger Revisited” (Bonus CD)
01. Adoration
02. Southcross Union
03. Assorted By Satan
04. Faster Than Hell
05. Sword Made Of Steel
06. Down To The Bone

Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

Previous Post Next Post