Recensione a cura di Fabio S.
Con 7 album alle spalle, il trio di San Francisco può vantare ormai un notevole repertorio, grazie al quale riesce a dar vita ad un bellissimo concerto come questo della Brixton Academy, che come spesso accade ha registrato il tutto esaurito. E’ la quarta volta che vedo i BRMC, e rispetto alle scorse volte questo concerto è stato più lungo del solito, ben 2h e 15min, in cui hanno suonato ben 25 canzoni, e in cui come al solito hanno mostrato le loro diverse sfaccettature, dai pezzi più garage e alternativi, a quelli più melodici, tutto condito dal tocco psichedelico che li contraddistingue.
E’ il tour del magnifico album “Specter at the Feast” (clicca qui per leggere la recensione), che è stato suonato nella sua interezza, a parte Some Kind of Ghost. L’apertura è stata dedicata al primo singolo “Let the Day Begin”, cover dei The Call, gruppo in cui suonava il padre del bassista Robert Levon Been, nonché ingegnere sonoro della band, morto nel 2010, durante il tour del precedente disco.
Per tutta la prima parte del concerto il ritmo è stato altissimo e di qualità: sono stati suonati infatti molti singoli degli album passati, da Beat the Devil’s Tattoo, a Berlin, a Ain’t No Easy Way (con la mitica armonica di Peter), oltre ai pezzi più punk/rock del loro repertorio: Whatever Happened to my Rock’n’Roll, Rival e Hate the Taste. L’unico pezzo che ha spezzato il ritmo, se no la gente ci lasciava un polmone, è stata la classica Red Eyes and Tears, immancabile nei loro live.
Poche parole, qualche “Thank you” qui e lì, Peter in un angolo già sudatissimo, Robert nell’altro con il cappuccio nero, Leah con i capelli davanti agli occhi che picchia sulla batteria, e riff dopo riff il concerto vola verso la parte centrale, in cui il ritmo rallenta, prima con Returning (prossimo singolo?), e poi con alcuni pezzi acustici in solo, prima Peter al piano per Feel It Now, e alla chitarra per la magica Devil’s Waitin’, e poi Robert alla chitarra per Mercy. Momento nostalgico e toccante, rovinato solo da una massa di idioti ubriachi vicino a me che continuavano a parlare e a ruttare birra (viva l’Inghilterra).
La parte finale vede un mix di canzoni vecchie e nuove, tra cui spiccano la psichedelica Fire Walker e la punkettona Teenage Disease, in cui Peter rischia ogni volta seriamente di rimetterci la voce. La prima parte si chiude con la canzone che forse li rappresenta più di tutte, ovvero “Spread Your Love”, che manda tutti in delirio.
Piccola pausa prima delle ultime 3 canzoni, tutte prese dall’ultimo album: la lentissima “Sometimes the Light”, quella da accendino per capirci, il pezzo dai toni grunge “Sell It” e la lunga ballad “Lose Yourself”, dopo di che la band lascia il palco con Robert che saluta con un “Hope to see you again”.
Lo spero anch’io di rivedervi, perché ogni volta che ne avrò l’occasione non mancherò l’opportunità di vivere due ore di sano rock ‘n’ roll come queste, e di andare poi via dall’Accademy sudato, con le orecchie fischianti, con un sorriso ebete sulla faccia, con le scarpe che si appiccicano al pavimento, con qualche macchia di birra sulla giacca di pelle (bestemmie) e con il sottofondo di canti ubriachi e rutti corposi. Rock ‘n’ roll appunto. Yeah!
Setlist:
Let the Day Begin
Rival
Red Eyes And Tears'
Hate The Taste
Whatever Happened To My Rock 'N' Roll (Punk Song)
Beat the Devil's Tattoo
Ain't No Easy Way
Berlin
666 Conducer
Love Burns
Returning
Feel It Now
Devil's Waitin'
Mercy
Fire Walker
Teenage Disease
Conscience Killer
Lullaby
Funny Games
In Like The Rose
Six Barrel Shotgun
Spread Your Love
Sometimes The Light
Sell It
Lose Yourself
Con 7 album alle spalle, il trio di San Francisco può vantare ormai un notevole repertorio, grazie al quale riesce a dar vita ad un bellissimo concerto come questo della Brixton Academy, che come spesso accade ha registrato il tutto esaurito. E’ la quarta volta che vedo i BRMC, e rispetto alle scorse volte questo concerto è stato più lungo del solito, ben 2h e 15min, in cui hanno suonato ben 25 canzoni, e in cui come al solito hanno mostrato le loro diverse sfaccettature, dai pezzi più garage e alternativi, a quelli più melodici, tutto condito dal tocco psichedelico che li contraddistingue.
E’ il tour del magnifico album “Specter at the Feast” (clicca qui per leggere la recensione), che è stato suonato nella sua interezza, a parte Some Kind of Ghost. L’apertura è stata dedicata al primo singolo “Let the Day Begin”, cover dei The Call, gruppo in cui suonava il padre del bassista Robert Levon Been, nonché ingegnere sonoro della band, morto nel 2010, durante il tour del precedente disco.
Per tutta la prima parte del concerto il ritmo è stato altissimo e di qualità: sono stati suonati infatti molti singoli degli album passati, da Beat the Devil’s Tattoo, a Berlin, a Ain’t No Easy Way (con la mitica armonica di Peter), oltre ai pezzi più punk/rock del loro repertorio: Whatever Happened to my Rock’n’Roll, Rival e Hate the Taste. L’unico pezzo che ha spezzato il ritmo, se no la gente ci lasciava un polmone, è stata la classica Red Eyes and Tears, immancabile nei loro live.
Poche parole, qualche “Thank you” qui e lì, Peter in un angolo già sudatissimo, Robert nell’altro con il cappuccio nero, Leah con i capelli davanti agli occhi che picchia sulla batteria, e riff dopo riff il concerto vola verso la parte centrale, in cui il ritmo rallenta, prima con Returning (prossimo singolo?), e poi con alcuni pezzi acustici in solo, prima Peter al piano per Feel It Now, e alla chitarra per la magica Devil’s Waitin’, e poi Robert alla chitarra per Mercy. Momento nostalgico e toccante, rovinato solo da una massa di idioti ubriachi vicino a me che continuavano a parlare e a ruttare birra (viva l’Inghilterra).
La parte finale vede un mix di canzoni vecchie e nuove, tra cui spiccano la psichedelica Fire Walker e la punkettona Teenage Disease, in cui Peter rischia ogni volta seriamente di rimetterci la voce. La prima parte si chiude con la canzone che forse li rappresenta più di tutte, ovvero “Spread Your Love”, che manda tutti in delirio.
Piccola pausa prima delle ultime 3 canzoni, tutte prese dall’ultimo album: la lentissima “Sometimes the Light”, quella da accendino per capirci, il pezzo dai toni grunge “Sell It” e la lunga ballad “Lose Yourself”, dopo di che la band lascia il palco con Robert che saluta con un “Hope to see you again”.
Lo spero anch’io di rivedervi, perché ogni volta che ne avrò l’occasione non mancherò l’opportunità di vivere due ore di sano rock ‘n’ roll come queste, e di andare poi via dall’Accademy sudato, con le orecchie fischianti, con un sorriso ebete sulla faccia, con le scarpe che si appiccicano al pavimento, con qualche macchia di birra sulla giacca di pelle (bestemmie) e con il sottofondo di canti ubriachi e rutti corposi. Rock ‘n’ roll appunto. Yeah!
Setlist:
Let the Day Begin
Rival
Red Eyes And Tears'
Hate The Taste
Whatever Happened To My Rock 'N' Roll (Punk Song)
Beat the Devil's Tattoo
Ain't No Easy Way
Berlin
666 Conducer
Love Burns
Returning
Feel It Now
Devil's Waitin'
Mercy
Fire Walker
Teenage Disease
Conscience Killer
Lullaby
Funny Games
In Like The Rose
Six Barrel Shotgun
Spread Your Love
Sometimes The Light
Sell It
Lose Yourself