Recensione: Arctic Monkeys - AM (2013)



A cura di FABIO S.

Le scimmie artiche sono tornate, più sexy che mai. AM segna infatti una svolta importante nel suono della band, e che ci crediate o meno, l’influenza principale per quest’album è stato l’R&B. Lo stesso Alex Turner, in varie interviste, sottolinea come la band si sia ispirata ai beat di Dr. Dree e alle tonalità soul di Ike Turner.

Da dove viene fuori questa svolta? Mah, un po’ per noia, un po’ per voglia di sperimentare, ma soprattutto,  questo è un suono che la band covava dentro di sé da sempre. Come dice Matt Helders: “abbiamo sempre avuto voglia di avere un suono sexy, ma mentre negli album precedenti è rimasto un desiderio represso, ora invece lo abbiamo fatto esplodere”.
La parte ritmica segna una delle novità maggiori, e l’influenza dell’hip hop è evidente, basta ascoltare i primi 20 secondi di “Arabella” o “Why'd You Only Call Me When You're High?” per farsi un’idea, ma è comunque una caratteristica di fondo di tutto l’album. Ritmo abbastanza lento e cadenzato, con un basso molto profondo e potente, perfetto per andare in giro in macchina con il subwoofer a palla e i finestrini abbassati. Da questo punto di vista la differenza con i loro primi due album “Whatever People Say I Am, That's What I'm Not” e “Favourite Worst Nightmare” è abissale.

L’altra caratteristica di fondo sono le controvoci in falsetto di Matt e Nick, presenti in quasi tutte le canzoni, che finiscono per dare ai brani quel tono soul e sexy che la band voleva. Sicuramente dietro questa novità sonora c’è anche quel buontempone di Josh Homme, sempre più amico degli Arctic Monkeys, e sempre pronto ad elogiare pubblicamente Alex e compagni. Ci vedo un parallelo tra il cambio si suono dei QOTSA in “Like Clockwork” e quello di AM: quest’aspetto “sexy” è definitivamente un denominatore comune tra i due. Josh poi non poteva mancare come collaboratore, e infatti canta in due brani: “One For The Road” e “Knee Socks”, anche se si limita a fare la seconda voce in un pezzettino della canzone, considerati da Alex i 30 secondi più fighi di tutto l’album (e le sviolinate reciproche continuano).
Un’altra collaborazione è quella di Bill Ryder-Jones (precedente leader dei The Coral), che suona la chitarra in “Fireside”, uno dei pochi brani dell’album ad avere un ritmo più veloce e coinvolgente, insieme a “Snap Out Of It” e “I Want It All”.
Infine, Pete Thomas (batterista di Elvis Costello) suona in “Mad Sounds”, un brano dal forte marchio Velvet Undergound, una delle mie preferite dell’album, insieme al primo singolo “Do You Wanna Know?”.

Da segnalare anche un’omaggio ai Black Sabbath nel brano Arabella, il cui ritornello è una chiara ripresa del riff di War Pigs, (spero sia inteso come omaggio o citazione, altrimenti sarebbe un plagio imbarazzante). “I Wanna Be Yours”, che chiude l’album, ha invece come testo un poema di John Cooper Clarke, poeta punk inglese. E anche in queste cose Alex Turner si differenzia in quanto a originalità.
Insomma, il titolo dell’album, “AM”, dovrebbe stare per le iniziali del gruppo, ma potrebbe anche essere un celato riferimento alle ore notturne, e all’atmosfera in cui si viene trasportati durante l’ascolto. E’ un disco che sta davvero bene per ondeggiare in pista a tarda notte, quando si è già sfatti ma non si vuole tornare a casa. Oppure da mettere in auto la sera tardi, mentre si attraversa la città di notte.

Dopo 5 album pubblicati, è chiaro ormai che gli Arctic Monkeys sono  una delle band inglesi più talentuose dell’ultimo decennio, come testimoniano sia i tanti premi vinti, sia la conquista da headliner del palco di Glastonbury, che non è roba da tutti insomma. Sanno crescere, evolversi e cambiare, sanno tirar fuori le loro diverse anime, le loro diverse tendenze, e le sanno esprimere in musica, ottenendo dal punto di vista qualitativo, sempre ottimi risultati. Ciò dimostra talento, ma soprattutto una grandissima autostima e fiducia in sé, come è chiaro anche osservando Alex Turner: capello alla Elvis, con tanto di pettine nel taschino per l’occasionale aggiustatina, tatuaggio sull’avambraccio, abito elegante stile rockabilly e una capacità di tenere il palco da veterano. Non molte band riescono a creare nel loro pubblico quell’attesa e quella curiosità riguardo all’evolversi del proprio suono. AM è firmato R&B, il prossimo?

Voto 70/100

Tracklist:
1. Do I Wanna Know?
2. R U Mine?
3. One For The Road
4. Arabella
5. I Want It All
6. No. 1 Party Anthem
7. Mad Sounds
8. Fireside
9. Why’d You Only Call Me When You’re High?
10. Snap Out Of It
11. Knee Socks
12. I Wanna Be Yours
Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

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