Recensione: Dream theater - Dream theater (2013)


Recensire i Dream theater é sempre estremamente rischioso, potresti ritrovarti la gente sotto casa che chiede la tua testa.
Una delle prime recensioni che ho scritto era proprio sui Dream theater ed era su un famoso portale di recensioni. Risultato? Sono stato letteralmente sepolto di insulti, sia per la recensione sia per aver fatto un track-by-track, poco gradito a quel pubblico. Sapete che faccio oggi? Ripropongo il track-by track, alla faccia loro.

La storia recente della band la sapete tutti: Portnoy suona con tutte le band del mondo e questo é il primo vero album della band con Mike Mangini protagonista anche nel sonwriting e bla bla bla. Andiamo nel dettaglio. Premetto che vorrei recensire quest'album tra qualche mese per poterlo ascoltare con tutta la calma del mondo, ma cosí facendo la recensione non se la cagherebbe nessuno, quindi la faccio adesso.

Track by track (insultatemi pure):

False awakening suite: la band voleva creare un' intro ai loro concerti che fosse cinematografica, ma non fosse presa da nessun film o fosse giá conosciuta, quindi hanno deciso di crearne una loro, ex novo (probabilmente sono tirchi e non volevano pagare le royalties per un pezzo edito, solo per questo).
Comunque, il brano é molto valido e, nella parte iniziale é a metá tra un pezzo degli Iron Maiden e una tarantella. Piripiripiripipipiiii piripiripipiripipipipi

The enemy inside: il primo singolo, un pezzo energetico e dritto al punto, ma senza dimenticare gli elementi tipici della band. La canzone ha il piglio giusto, non un capolavoro, ma fa il suo e probabilmente é il pezzo che piú rappresenta i Dream theater "moderni", con tutti i loro pregi e difetti.

The looking glass: é qualcosa di diverso, il riff suona diverso, piú rock, piú aperto rispetto al metal di The enemy inside e dei pezzi ascoltati nel recente passato. Parla dell'ossessione di essere famosi, soprattutto al giorno d'oggi, con i social media e internet ed i programmi tv che ci mostrano il nulla, ovvero personaggi che non sanno fare nulla ma sono famosi ugualmente. Pezzo di non facile lettura ma che cresce con gli ascolti.

Enigma machine: era da tanto che non si sentiva una strumentale in casa Dream theater, ed eccola. Il titolo prende spunto da uno strumento decodificatore tedesco durante la guerra (e chissenefrega) e non tradisce, come tutte le strumentali della band. Trovatemi una strumentale dei Dream theater brutta, vi sfido.

The bigger picture: un pezzo musicalmente complesso e pieno di spunti, una sorta mini suite (quella vera e propria arriverá dopo, non preoccupatevi). Aperture ariose e grandissima prova vocale di La Brie che, quando canta su queste corde, su queste atmosfere rilassate, é straordinario. Stesso discorso per il piano delicato di Rudess e l'assolo, bellissimo di Petrucci. Uno dei migliori brani dell'album.

Behind the veil: l'intro é affidadata ai mille effetti di Jordan Rudess e il riff principale, incazzato, ricorda qualcosa dei Megadeth o dei Metallica ma, successivamente, si sviluppa con molta melodia, soprattutto nei ritornelli, ma anche in altri punti, qui e li. Il buon John Petrucci ci delizia con un assolo magnifico. E' il suo solo preferito dell'album, pure il mio, probabilmente.

Surrender to reason: prima canzone scritta per questo self titled. Le lyrics sono niente popodimeno che di Myung (non so perché ho scritto cosí). Un breve intro di chitarra acustica, un opening chorus, una tastiera settantiana e un guitar solo ancora una volta fantastico. E' difficile descrivere queste canzoni, c'é davvero molta carne al fuoco e molti cambi di atmosfera.

Along for the ride: una canzone piú melodica e complessivamente di piú facile ascolto rispetto alle precendenti e che era giá stata fatta ascoltare in anteprima. Il testo parla della nostra impossibilitá di azione di fronte ai grandi eventi del mondo, che ci vedono come spettatori e nulla piú. Anche questo pezzo mi convince, nella sua semplicitá. L'assolo di tastiera c'entra come il parmigiano sulla pasta col pesce, ma va bene ugualmente.

Illumination theory: eccola. la suite! Illumination Theory poteva essere il titolo dell'album, ma poi hanno optato per l'omonimo. Parla delle cose che amiamo e delle cose per cui, alla fine, viviamo e muoriamo.
Riffone ai 2 minuti che vale da solo l'acquisto dell'album, poi altre aperture e complicazioni varie. Paradoxe de la Lumiére noire (la prima parte della suite, saranno 5 parti) é quello che i Dream theater sanno fare meglio. Ascoltare per credere. Live, die, Kill e la orchestrale The embracing circle fanno la loro figura e la suite ha un altro picco massimo in The pursuite of truth dove La Brie canta finalmente in maniera ispiratissima anche su toni incazzati, e la band da nuovamente il meglio di se con una parte strumentale che ci porta dritti dritti a Beyond this life di Scenes from a memory. Il finale, Surrender, trust & passion é degno di una suite, epico ed emozionante con le note di Petrucci che si fondono con gli ohhh ohhh di La Brie.
Se aspettate un attimo, l'album non é finito. C'é ancora spazio per un attimo di musica rilassante con Petrucci & Ruddess, anche se non ne ho capito il motivo.

Gli schemi! Quanto sono importanti in un album, cazzarola. I Dream theater sono ritornati al loro meglio, sotto questo punto di vista: una intro efficace, una strumentale al posto giusto e una lunga suite finale per un totale di 9 canzoni, la maggior parte di una durata media di 6 minuti che lo rendono meglio assimilabile e meno dispersivo rispetto al precedente A dramatic turn of events.
La band é in forma: il lavoro di Mangini dietro le pelli é senza pecca ed ispirato, cosí come Petrucci che sforna grandi riff e grandi soli. La Brie non é piú quello di Awake da molto tempo, ma é piú convincente rispetto ad altri episodi, Myung fa sempre molto lavoro sporco e Rudess gioca un po' con tutto quello che ci aveva fatto ascoltare prima di questo disco.
Avrei acquistato la versione digipack, ma una versione dell'album in 5.1 come contenuto bonus me ne frega meno di nulla (dato che non ho un impianto 5.1), quindi ho optato per la tradizionale, con tanto di stickers antitaccheggio del negozio che ha lasciato tutta la colla e mi sta facendo smadonnare perché é tutto appiccicoso.

Voto 72/100
Top tracks: Enigma machine, The bigger picture, Illumination Theory

Tracklist: è scritta sopra

Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

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