Recensione: Pearl Jam - Lightning bolt (2013)


Sin dal titolo di questo blog, potete capire tutto il mio attaccamento per la band di Seattle e potete intuire quanto sia impegnativo scrivere una recensione, non di parte, su di loro. Ci provo? Si, dai.

Prima, peró, uno sguardo al packaging: i Pearl jam ci hanno sempre abituato a confezioni gustose e ricercate, in digipack e con forme particolari, lontane anni luce da quelle canoniche in plastica, che occupano il 95% (cifra assolutamente casuale) degli scaffali. Anche stavolta é cosí: un bellissimo digipack con una splendida sensazione al tatto e un folto booklet, compreso di testi e disegni. Spicca la dedica: "Dedicated to Uncle Neil", ovvio pensare si tratti di Neil Young.

Veniamo al contenuto del disco. Beh, la cosa che salta subito all'orecchio é la voglia di sperimentare e di non cullarsi sugli allori. I PJ di strada ne hanno fatta tanta e di canzoni ne hanno scritte tante, ma se c'é una cosa che li rende una delle migliori band del panorama odierno, é proprio la voglia di mettersi in gioco. Non in maniera esagerata o drastica, sia chiaro, ma cambiando sempre quel qualcosa che li fa suonare leggermente diversi rispetto al recente passato. Lo hanno fatto con Vitalogy, lo hanno fatto in maniera esagerata con No Code poi con Binaural, con Riot act e con l'omonimo "Avocado" del 2006.

Questo Lightning bolt è un album (appunto) diverso.
Si, ci sono cose che ti aspetti dalla band, come la Title track (la prima title track nella storia della band, per chi non ci avesse fatto caso) o la bella ballata Vedderiana (e Springsteeniana) Future days, canzoni che seguono sequenzialmente il corso della storia della band dopo Backspacer.
Ma ci sono anche tante canzoni che non ti aspetti, è il caso di Pendulum, Infallible o Yellow moon, tutte canzoni che, ad un primo ascolto, ti chiedi: "aspetta, che è 'sta cosa?" Gli ascolti successivi gli daranno ragione, perchè Vedder e soci hanno (quasi) sempre ragione. Ok, sto diventando di parte. Al minuto 1.27 di Yellow moon (canzone che mi ricorda tante altre cose della band, Low light su tutte) il "we go" pronunciato da Eddie mi fa rizzare anche i peli delle dita dei piedi. Ok, la smetto.

Per far vedere che non sono troppo di parte, analizzo i punti dolenti del disco, a mio parere le tracce 9 e 10.   Let the records play è una canzone con venature blues, molto diversa e molto coraggiosa, con Mike McReady e Stone Gossard protagonisti. Apprezzo le intenzioni, la canzone è musicalmente interessante, ma il ritornello non si può proprio ascoltare, se devo essere onesto. Sleeping by myself è la rivisitazione di una bellissima canzone di Eddie Vedder presente su Ukulele song. Se l'esperimento riuscì 10 anni fa con Can't keep, canzone nata solo per l'ukulele ma riarrangiata "full band", non si puo' dire lo stesso, stavolta. Della versione full band di Sleeping by myself non se ne sentiva il bisogno, onestamente.

Analizzando altri momenti del disco, l'opener Getaway conquista sin dal primo ascolto con il suo incedere scanzonato, Mind your manners è una sfuriata punk gradevole (!?), My father's son mi ricorda le grandi atmosfere di Yield e il singolo Sirens è uno dei punti più alti del disco: quando Eddie canta in quella maniera, potrebbe cantare anche la lista della spesa. Se poi ci si aggiunge Mike mcready con un solo magnifico (anche se troppo breve)... Swallowed whole riprende alcune atmosfere di "avocado" e lo fa benissimo. La canzone è molto meno interessante di altre, ma ti cattura per la sua semplicità e non ti lascia più.

La band: di Vedder inutile parlarne, ormai la band é totalmente nelle sue mani da molto tempo, e tutto é a sua immagine e somiglianza. Matt Cameron non ha dato contributi di scrittura all'album ed è meno protagonista di altre volte, le chitarre di Mike McReady e di Stone Gossard sono sempre ottime (anche se, per i brani più aggressivi, avrei preferito dei suoni più rudi) e Jeff Ament Ã¨ spesso il protagonista del disco, a livello di scrittura come a livello pratico: un sacco di parti di basso sono gustosissime e a volume altissimo l'opener Getaway, su tutte.

Se dei Pearl jam apprezzate solo i primi 2-3 dischi, potete anche evitare questo Lightning bolt, per tutti gli altri... Bentornati Pearl Jam!

Voto: 71/100
Top tracks: Infallible, Sirens, Yellow moon
Skip track: Sleeping by myself


  1. Getaway
  2. Mind Your Manners
  3. My Father’s Son
  4. Sirens
  5. Lightning Bolt
  6. Infallible
  7. Pendulum
  8. Swallowed Whole
  9. Let The Records Play
  10. Sleeping By Myself
  11. Yellow Moon
  12. Future Days
Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

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