Gli italiani Day after rules ci propongono un punk rock rabbioso e veloce, ma senza perdere d'occhio la melodia.
Le canzoni, come da tradizione del genere, sono tutte abbastanza brevi e dirette (la più lunga, Only tar, dura 3 minuti e mezzo) e, come da genere, non troverete grosse sorprese all'interno del disco.
La protagonista della band, ovvero quella che per ovvi motivi ha tutti riflettori puntati addosso è la cantante/chitarrista Giulia che, a dire il vero, è pienamente convincente solo quando "fa la voce grossa".
La produzione della voce, infatti, è a mio avviso troppo scarna e, quando la cantante cerca la melodia in pulito, si trova spesso "soffocata" rispetto alla batteria dai ritmi vertiginosi e agli altri strumenti. Lo so che non è una soluzione molto punk rock, ma magari doppiare le voci sarebbe stata un'idea, in fase di produzione. O semplicemente una produzione migliore sarebbe stata una soluzione.
Dicevo, canzoni brevi, dirette, con un buon tiro, anche se magari non troppo variegate. Da segnalare la buona opener-title track e l'unica canzone del disco cantata in italiano, Settembre (Eno).
Mi convincono particolarmente All that remains e Stone, che correggono un po' il tiro e ci propongono qualcosa di diverso rispetto alle altre tracce di questo disco, con delle vocals più aggressive e convincenti.
In Whatever Happens No Regrets le cose buone da ascoltare non mancano, ma secondo me la band deve trovare una strada più personale per colpire davvero nel segno.
Tracklist:
1. Whatever Happens No Regrets
2. Broken
3. Concrete
4. Only Tar
5. Settembre (Eno)
6. Panta Rei
7. All That Remains
8. Stone
9. I've Learnt
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