Recensione: The black keys - Turn blue (2014)


Recensione a cura di Eli Brant.

Moscio. Moscissimo. E pure un (bel) po’ ripetitivo.
Avvertimento per i fanatici di “El Camino” o “Brothers” (i due fiori all’occhiello della discografia del duo dell’Ohio): restate a debita distanza. Bene. Ora dopo essermi sfogato ed aver smontato “Turn blue” prima ancora di cominciare, posso tentare di analizzare con serenità quest’album.

“Turn blue” è una pugnalata alle spalle per chi, come me, confidava nei The Black Keys per tenere alta l’attenzione sul rock (nella sua variante più blues ok, ma sempre rock) in quest’epoca musicalmente scialba.

In realtà già in “El Camino” si annusava qualche deriva “pop”, ma il livello era talmente alto che si perdonava tutto ai due di Akron. Questa volta invece l’hanno fatta abbastanza grossa.

Forse Dan Auerbach, leader indiscusso del duo, è rimasto molto scosso dalla recente separazione dalla moglie e quindi il timone del sound della band è passato eccessivamente nelle mani del produttore - Brian Joseph Burton aka Danger Mouse.
Fatto sta che quest’album è assolutamente pop-mainstream senza alcuna velleità Rock.
In alcuni tratti si tocca anche l’RnB odierno (vedi i fiati in “in Time” o i doppi cori nella titletrack “Turn blue”) e spesso ci sono sprazzi di disco anni ’90 (vedi la tastierina nel singolone “Fever” o dell’intro di “10 lovers”) che fanno rabbrividire anche i più integerrimi fan.

E’ un disco pesante da riuscire a mantenere fino alla fine. Il duo sembra poco ispirato, spento e spesso i brani sono semplici rivisitazioni dello stesso motivo (vedi “Weight of love” e “Bullet in the brain”). Dalla metà in poi, infine, non fa altro che trascinarsi stancamente senza lasciare il segno.

Ed ora veniamo alle note positive.
I Black keys nonostante tutto hanno un sound eccezionale persino nei peggiori momenti (come questo). La chitarra satura di Auerbach riempie il cuore anche nei pochi sprazzi di lucidità presenti in questo giro (vedi “Fever” o “Weight of love”). Inutile nasconderselo, sono dei grandi artisti che hanno momentaneamente perso la bussola. E’ già successo nel passato forse per la lotta interna tra le loro doppie anime, quella pop-blues e quella tremendamente rock. O forse a causa del loro continuo desiderio di sperimentarsi e cercare qualcosa di nuovo nel loro sound. Non ci sono dubbi: la prossima volta andrà meglio. Devono fare meglio.

Voglio lasciarvi con due precisazioni. “Bullet in the brain” è un pezzo tanto semplice quanto meraviglioso. E nonostante sia eccessivamente pop anni ‘80, ammmetto di non riuscire a togliermi dalla testa il ritornello di “Waiting on words”... qualcosa vorrà pur dire.

VOTO: 50/100

Track list:
1. "Weight of Love"
2. "In Time"
3. "Turn Blue"
4. "Fever"
5. "Year in Review"
6. "Bullet in the Brain"
7. "It's Up to You Now"
8. "Waiting on Words"
9. "10 Lovers"
10. "In Our Prime"
11. "Gotta Get Away"

Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

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