Recensione: Machine head - Bloodstone & diamonds (2014)


Se siete stufi dei miei soliti discorsi sulla durata eccessiva dei dischi che ripeto con la frequenza di un nonno che racconta le esperienze di gioventù al nipote, potete, anzi vi consiglio, di abbandonare la recensione qui. Sono onesto e vi voglio bene, vedete?

Ok, avete deciso di continuare, affari vostri.
Prima di entrare nel merito, vi spiego brevissimamente il mio rapporto con i Machine Head. Mi piacevano discretamente nella prima fase di carriera, soprattutto mi è piaciuto Burn my eyes, ma anche i successivi e la seguente svolta new metal non mi aveva fatto storcere (troppo) il naso. Quando tutti hanno cominciato ad osannarli nuovamente, cioè con The blackening, io ho mollato. La musica era buona, ma non faceva più per me, composizioni troppo monotematiche, pesanti e prolisse per i miei gusti.

Ho visto che era uscito questo Bloodstone & diamonds e ho pensato di dargli una chance. Magari cambia qualcosa... Infatti, sopresa graditissima per me è ascoltare i Machine head con delle aperture più melodiche e Rob Flynn che prova a cantare di più, anche se i Machine head non hanno di certo cambiato genere o modo di intendere la musica. Mi sono quindi buttato a capofitto all'ascolto. Girando per internet, manco a dirlo, questo disco ha più o meno la media voto di Master of puppets e gli 8 e 9 si sprecano. A me questo disco, per il motivo che sapete già, ha fatto incazzare, e parecchio. Ha un sacco di bellissimi spunti, dettagli interessanti e belle canzoni, ma nel totale è un disco poco digeribile per la sua durata, quasi 72 minuti. 72. Settantadue.
Cazzo, ma che bisogno c'è di riempire i dischi a tappo?? Vi danno un premio? Di canzoni buone (buonissime) in questo disco ce ne sono, ma non sono decisamente tutte le 12 tracce che compongono Bloodstone & diamonds. Nell'enfasi e voglia di inserire minutaggio hanno anche pensato di inserire una canzone praticamente parlata su una base strumentale, Immaginal cells. Era necessaria? Piace davvero a qualcuno? Non è solo un pezzo che appesantisce un disco già pesante? Me la prendo con questa canzone perchè è la più evidente, non per altro...

Punti di forza una meravigliosa opener (la prima che ho ascoltato), Now we die, con delle orchestrazioni magnifiche. Orchestrazioni nei Machine Head? Avete letto bene. E ci stanno benissimo, ascoltare per credere, piazzo la traccia a fine recensione. Metallica e Michael Kamen, prendete spunto su come si mette l'orchestra in un pezzo thrash. Buonissime anche Ghost will haunt my bones (con la chitarra iniziale presa in prestito da Paschendale dei Maiden), poi Game over con una carica pazzesca e con un ritornello dalle tinte quasi pop che mi ha ricordato i Machine head della svolta semi-new metal di cui accennavo prima, la bella e diretta Beneath the silt e la ottima chiusura con Take me through the fire.

Un potenziale disco dell'anno buttato nella prolissità. (Ha senso questa frase? Vabbè avete capito ugualmente...)

Voto 65/100
Top tracks: Now we die, Beneath the silt, Game over.
Skip tracks: Imaginal cells (il mio capo espiatorio)

Tracklist:
01. Now We Die
02. Killers & Kings
03. Ghosts Will Haunt My Bones
04. Night Of Long Knives
05. Sail Into The Black
06. Eyes Of The Dead
07. Beneath The Silt
08. In Comes The Flood
09. Damage Inside
10. Game Over
11. Imaginal Cells
12. Take Me Through The Fire
Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

Previous Post Next Post