Recensione a cura di Stefano Dossi (@dox76)
Cosa vuoi dire dei Mudhoney che non sia già stato detto? Quando vai ad un loro concerto sai già cosa succede ed è questo il bello: comunque vada ti diverti. A 20 anni a 30 a 40+ ecco 40+ come i gradi che ci sono all’interno del posto indie per antonomasia dell’hinterland milanese-monza-brianzolo: il Bloom di Mezzago.
Quando ci arrivo non c’è quasi nessuno faccio un giro di birra e stringo la mano a Steve Turner che passeggia davanti l’ingresso (“bella Steve!” non mi è uscito niente di meglio)….pian piano si riempie di gente e allora si che è il caso di entrare (dopo un altro paio di birre col mio compare @giocheru e un AUTOSCATTO con Mark Arm) che stanno già sparando Poisoned water! 50 anni circa a testa e tutto come se fossimo a Seattle nel 1991 (the year punk broke, cit.): Peters che martella sulle pelli là in fondo (ma mica tanto che il Bloom è posto per pochi ma buoni) Turner che ti taglia via la pelle dalle braccia con quelle stilettate alla chitarra (per ottenere un suono così il mio consiglio è: spalmate le corde di acido lisergico) Maddison (che non è Lukin ma tant’è) bussa forte dal basso e Mark Arm….è una bestia. In tutti i sensi. Balla in quel modo ridicolo e ti urla addosso tutta la rabbia che fu e ti fa rimbalzare da una parte all’altra come una scheggia, quella scheggia di follia che brilla solo nelle teste degli artisti un po’ pazzoidi di cui di sicuro fa parte. Suonano canzoni che conoscono tutti da queste parti, genialate come Into the Drink (io mi son fatto un altro paio di birre a questo punto, credo) o F.D.K che fa venir giù lo stadio (anche se è più un bunker il Bloom) o 1995….poi si cambia ritmo con Flavour (che ora so perché nelle setlist è sempre scritta tra 2 righe) e poi tutto esplode (anche il mio bicchiere di birra): infilano JRRT, Sweet Young Thing, No One Has e Touch Me I’m Sick e capisci che quelli che ti emozionano perché non suonano per vendere di più ma semplicemente perché è una figata, ci sono ancora e picchiano forte su corde pelli e microfono!
Ne fanno 22 di canzoni: c’è I’m Now che mi ha distrutto definitivamente le orecchie o Hate the Police o Chardonnay (anche se sul palco viaggiavano a Vermentino, eh) provenienti da album/raccolte/cose che non sono numerabili e tutto è come quando la città di SubPop era tutto quello che ci interessava. Anche per me gli anni passano ma siamo ancora qui e sudore saltare e urlare ad un concerto così è tutto quello che ci interessa. Chi ha detto un’altra birra?
Cosa vuoi dire dei Mudhoney che non sia già stato detto? Quando vai ad un loro concerto sai già cosa succede ed è questo il bello: comunque vada ti diverti. A 20 anni a 30 a 40+ ecco 40+ come i gradi che ci sono all’interno del posto indie per antonomasia dell’hinterland milanese-monza-brianzolo: il Bloom di Mezzago.
Quando ci arrivo non c’è quasi nessuno faccio un giro di birra e stringo la mano a Steve Turner che passeggia davanti l’ingresso (“bella Steve!” non mi è uscito niente di meglio)….pian piano si riempie di gente e allora si che è il caso di entrare (dopo un altro paio di birre col mio compare @giocheru e un AUTOSCATTO con Mark Arm) che stanno già sparando Poisoned water! 50 anni circa a testa e tutto come se fossimo a Seattle nel 1991 (the year punk broke, cit.): Peters che martella sulle pelli là in fondo (ma mica tanto che il Bloom è posto per pochi ma buoni) Turner che ti taglia via la pelle dalle braccia con quelle stilettate alla chitarra (per ottenere un suono così il mio consiglio è: spalmate le corde di acido lisergico) Maddison (che non è Lukin ma tant’è) bussa forte dal basso e Mark Arm….è una bestia. In tutti i sensi. Balla in quel modo ridicolo e ti urla addosso tutta la rabbia che fu e ti fa rimbalzare da una parte all’altra come una scheggia, quella scheggia di follia che brilla solo nelle teste degli artisti un po’ pazzoidi di cui di sicuro fa parte. Suonano canzoni che conoscono tutti da queste parti, genialate come Into the Drink (io mi son fatto un altro paio di birre a questo punto, credo) o F.D.K che fa venir giù lo stadio (anche se è più un bunker il Bloom) o 1995….poi si cambia ritmo con Flavour (che ora so perché nelle setlist è sempre scritta tra 2 righe) e poi tutto esplode (anche il mio bicchiere di birra): infilano JRRT, Sweet Young Thing, No One Has e Touch Me I’m Sick e capisci che quelli che ti emozionano perché non suonano per vendere di più ma semplicemente perché è una figata, ci sono ancora e picchiano forte su corde pelli e microfono!
Ne fanno 22 di canzoni: c’è I’m Now che mi ha distrutto definitivamente le orecchie o Hate the Police o Chardonnay (anche se sul palco viaggiavano a Vermentino, eh) provenienti da album/raccolte/cose che non sono numerabili e tutto è come quando la città di SubPop era tutto quello che ci interessava. Anche per me gli anni passano ma siamo ancora qui e sudore saltare e urlare ad un concerto così è tutto quello che ci interessa. Chi ha detto un’altra birra?
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