Recensione: Giovanni Gagliano - Desert train (2018)


Ed eccoci qui, a parlare del mio quarto album, che scandisce un altro periodo della mia vita (questa volta la butto un po' sulla filosofia...)
Bello il fatto di poter associare ogni singolo album ad un periodo della vita e, curiosità inutile, ogni album è stato registrato sotto un tetto diverso (che forse sarebbe piú professionale definire studio).

Per cosa ricorderó la realizzazione di quest’album? Questo Desert train lo associeró alla mia mansarda di Finsbury park (abbandonerò pure quella fra poco) e alla venuta a Londra del mio amico, nonché chitarrista, Fabio Battaglia. Quest’album è stato infatti concepito in grossa percentuale a quattro mani (o due teste, se preferite) e con metodi di scrittura diversi dai precedenti. Molte canzoni sono, infatti, nate dai riff di Fabio e il sottoscritto le ha "modellate" successivamente. Fabio ha suonato in alcuni pezzi anche il basso, strumento che é stato suonato anche dal sottoscritto e dal sempre prezioso aiuto di Fabio Sticca, che ha suonato in tre canzoni. Potrete leggere tutto nel dettaglio, nel track by track qui sotto. Intanto vi lascio il link di Spotify così potrete mettere il disco come sottofondo.



Vi introduco le canzoni adesso.

1) I need to read
E' una sorta di canzoncina breve e abbastanza stupida, giusto per non fare il mio solito intro da 30/40 secondi. Questa l'ho composta e registrata tutta da solo e parla delle persone che, non importa in che condizioni si trovano, devono aprire il giornale e leggere. Anche se la metro é strapiena e questo vuol dire che ti ritrovi il quotidiano (con l'inchiostro puzzolente) a 5cm dalla tua faccia. "Culture at any cost".

2) Time to change
Lo avevo pubblicato come "singolo" su Youtube prima dell'uscita dell'album, quindi forse l'avete giá ascoltata. E' una canzone che in fase di scrittura risultava piú folle di quella che in realtá é venuta fuori, soprattutto per via degli inserti di chitarra classica in un contesto aggressivo. Fabio ha partorito una serie di riff micidiali e poi ho cercato di dare un quadratura al tutto. In conclusione penso sia una delle canzoni piú riuscite e ne sono molto soddisfatto. Il ritornello é molto catchy e la melodia mi é uscita in maniera molto naturale. Il basso molto groovoso (passatemi il termine) é suonato da Fabio Sticca.

3) Barcelona
Fabio ama Go Home dal precedente disco e mi ha istigato a fare un seguito ancora piú incazzato. E' stata la sua scusa per poter tirare fuori una serie di riff Thrash metal assurdi (nel senso buono del termine) e potersi lasciare andare un pochettino, dato che con la sua band precedente faceva questo genere di musica.
Perché Barcelona? Perché quando chiedi a tutti coloro che stanno a Londra (e che, ricordo, sono arrivati da 1 settimana e si lamentano che tutto fa schifo) dove vorrebbero stare, ti rispondono tutti: BARCELLONA. La mia domanda a questo punto é la seguente: "ma perché cacchio non te ne sei andato a Barcellona invece di venire a Londra a rompere le scatole e lamentarti?" Per inciso, questa gente non se ne andrá mai da Londra e sognerá per tutta la vita Barcellona, anche se, magari, ci sono stati solo 4 giorni in gita scolastica 10 anni prima. L'intro é una sorta di inno catalano storpiato con un effetto cinese. Perché? Non ne ho assolutamente idea.

4) Insane
Canzone che ho scritto e registrato tanti mesi prima di cominciare il disco ma che é stata l'ultima che ho finito. Un parto difficilissimo per una serie di problemi con la batteria, sovraincisioni, volumi, tagli etc. Sono molto fiero di questa canzone che secondo me abbraccia l'heavy metal classico (l'intro e le strofe), il grunge (ritornello) e il rock anni 70 (lo special dopo il secondo ritornello). L'ho registrata tutta da me e ogni tanto la suono anche da solo, dal vivo, con voce e chitarra (nonostante la canzone sembri non si presti per nulla). Il testo parla dei nuovi capi di stato folli che governano nazioni importanti.

5) I'm not scared of you
Il testo é ispirato ad una delle piú belle pagine della televisione italiana, ma non vi diró nient'altro sull'argomento. Fabio ha tirato fuori questo riff a la "Down", un po' southern, un po' malinconico che mi piace un sacco. Il pezzo ha una struttura abbastanza canonica che peró penso abbia nei suoi punti di forza il giá citato riff e il fatto che abbia in qualche modo la capacitá di rimanenerti in testa facilmente.

6) Desert train
Nata ancora una volta da un bellissimo riff, stavolta semi-prog di Fabio. A parte quello, la canzone poi prende una via abbastanza tradizionale con dei picchi (almeno, secondo me) nel ritornello molto orecchiabile, una seconda strofa incazzata, uno special a 1000 voci e uno straordinario solo finale. Dulcis in fundo Fabio Sticca ha dato ancora piú stile al brano con le trame di basso che si intrecciano perfettamente con quelle della chitarra. Insomma, uno dei pezzi migliori del disco, senza dubbio. Non per niente é la title track.

7)  Believe us
Canzone stavolta nata e pensata solamente dal sottoscritto e abbastanza vicina, come scrittura, a Smoke in the sun del disco precedente. Ci ho voluto inserire diverse influenze ed elementi, persino una sorta di parte "New metal" distorta nella strofa. Penso che il tutto funzioni abbastanza bene nel complesso e sono soddisfatto del risultato finale, nonostante qualche bizzarria. Fabio Sticca ci ha suonato il basso e Fabio Battaglia mi ha dato una mano mettendo qualche chitarra solista qui e li.

8) The sound of rain
Canzone dal parto complicatissimo, nata ancora da un'idea di Fabio. Prima somigliava troppo ad una canzone giá edita e non riuscivo a mettergli nessuna linea vocale diversa da quella (non vi diró mai la canzone in questione). Poi ho fatto sparire una traccia di chitarra, mi si é aperto un mondo e gli ho trovato una melodia vocale. Il testo sembra banalissimo e anche puerile, ma in realtá é molto profondo: ho preso spunto da tutti gli ultimi fatti di cronaca con alcuni artisti (che purtroppo conosciamo) che si sono tolti la vita a causa della depressione. E' una sorta di dialogo fra la persona che cerca di reagire e la depressione che ti butta giú. Bellissimo il solo finale e bellissime tutte le chitarre (basso compreso), tutte suonate da Fabio.

9) Full moon
L'idea era di fare una canzone quanto piú semplice possibile e con strumenti essenziali, quasi come se fosse una sorta di unplugged chitarra e voce (di chitarre ne sentirete per forza di cose piú di una). Sono molto contento del risultato e l'esperienza della canzone totalmente acustica mi é piaciuta talmente tanto che mi sta balenando l'idea di realizzare il prossimo disco con questa formula.

Beh, questo é quanto. Grazie per essere arrivati fino a questo punto e magari anche per aver dato una possibilitá a questo album, spero lo abbiate apprezzato. Vi lascio qualche link, ma il disco é disponibile su tutte le piattaforme esistenti, quindi ascoltatelo nella vostra preferita.

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Giovanni Gagliano

Passionate about music I wrote my first article for "Given To Rock" in 2012, reaching now 30K global followers. I am also a musician, gigging around London.

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