Recensione: Devil Within - Not yet


Recensione a cura di Martina Fantuz

Si chiama Not Yet ed è l'EP d’esordio dei Devil Within. Se non l’avete ancora ascoltato e siete amanti del genere o semplicemente dei simpatizzanti, io credo che dovreste farlo.

Questi quattro giovani ragazzi di Bergamo ci regalano un lavoro che porta un po’ di sana freschezza ed energia all’orecchio di chi ascolta, lasciando la voglia di riprodurlo più di una volta. Le cinque tracce totalmente in inglese contenute al suo interno raccontano di tematiche affatto scontate o banali; graffianti ed equilibrate filano lisce fino alla fine senza mai annoiare.


A fare da apripista il riffone di So Close, per incipit assolutamente appropriato; si passa poi attraverso Unknown, la quale parla di un fenomeno fin troppo conosciuto al giorno d’oggi: quello della dipendenza dalla tecnologia da parte della società odierna che non ci permette di focalizzarci su quello che, nella vita, è davvero importante.

Seguono Price Of Ideologies, anche primo singolo della band, che narra le vicende di un bambino soldato intento a ribellarsi al suo capo, e Flat Feet, vigorosa e convincente con una dirompente batteria. In conclusione Hellcome, che ruota attorno ad una storia d'amore impossibile fra Satana e una donna mortale.

Questo primo EP della band ricorda chiaramente le sonorità degli Avanged Sevenfold, ma anche di compagini meno canonicamente “metal” come Stone Sour o Alter Bridge. Sebbene possa sembrare ancora un sound molto casalingo e forse un po’ acerbo data la giovanissima età dei membri del gruppo, rimane comunque ruggente ed esplosivo.

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