Live Report: Stereophonics @ The O2 Arena - London 06/03/2020


Il faccione è quello mio ma dato che sono andato al concerto con una persona che conosce gli Stereophonics meglio del sottoscritto e che teneva a raccontare il bel concerto visto, le passo la palla.
Il live report è quindi

di Giulia Toselli

Did you ever feel like everything's falling, to fly like an eagle into the dawning
You know I always feel like skies are falling, to fly like an eagle and deaths are reborn and 
Hey hey, my my, everything's gonna be alright, Hey hey, my my, everything's gonna be just fine 

In inglese c’è questa frase che mi fa sempre sorridere che dice che se la vita ti dà dei limoni, la cosa migliore è farci una limonata. Il senso è cercare di tirare fuori qualcosa di buono anche dalle avversità e dai momenti difficili. E siccome sto avendo alcuni giorni difficili, la mia limonata è smettere di crogiolarmi sul divano e andare ad un succosissimo concerto dei miei amati Stereophonics.

Questi ragazzi in sede live sono una sferzata di energia e vitalità, rock genuino e senza fronzoli come piace a me,un vero toccasana per ogni animo triste. Questo lo so bene perchè, nonostante io li abbia seguiti in maniera abbastanza regolare, mi sono davvero persa per loro solo dopo averli visti live ad un festival in Inghilterra qualche anno fa.

Inoltre, questa volta sono ancora più in fibrillazione perchè il concerto alla sempre bella Arena O2 di Greenwich fa parte del Kind Tour, cioè il tour di presentazione del loro ultimo album Kind uscito a Ottobre 2019 (lo ha recensito anche Given to Rock, leggi qui con entusiasmo). Kind è un album che ho amato molto, pregno di ballads con testi intensi e struggentemente personali, che mi ha tenuto compagnia in un altro momento non proprio allegrissimo (insomma, sti poveri Stereophonics si devono sempre sorbire le mie paturnie).

Ma mettendo da parte i dolori della (non più) giovane Giulia, e trascinandomi come al solito il buon Given to Rock (questa volta più contento di accompagnarmi rispetto ad altre volte in quanto lui stesso estimatore della band), arriviamo alla nostra gig, come si dice da queste parti.

L’arena non è pienissima ma non è neanche troppo distante dall’esserlo e, considerando la capienza complessiva di ventimila persone, possiamo intuire quanto la band del Galles, attiva da ormai più di vent’anni, sia ancora amata.

Ed è esattamente così: nonostante l’ampiezza della location, calore e gioia emergono dalla folla, che canta tutto il tempo e applaude convinta. Presa dall’entusiasmo, la nostra vicina di sedia tenta pure di insegnare a Given to Rock a dire grazie mille in gallese, credo con scarso successo.

Del resto, gli Stereophonics non fanno nulla per non ingraziarsi l’amore di tutti noi. Invece di concentrarsi troppo sull’ultimo album, approfittano del tour per fare un punto sulla loro carriera fino a oggi, ripercorrendo nove dei loro undici album con le loro canzoni più apprezzate.

Anche il palco parla di loro. Molto semplice, con una pedana-corridoio in mezzo che useranno durante il concerto per suonare qualche pezzo più a contatto coi loro fan, alcuni bei giochi di luce, ma niente che distragga l’attenzione dal loro musica, rock ‘n roll genuino e puro.


Gli Stereophonics partono a ritmi sostenuti scaldandoci con le note di C’est la vie, I wanna get lost with you e Bust this city dall’ultimo album, con le sue sonorità piacevolmente disco.

Geronimo, intrigante e sensuale con il suo vorticoso riff di sax (ottimo il sassofonista della serata), ci traghetta verso il primo climax con le amatissime e cantatissime (un po’ inflazionate, forse) Maybe tomorrow e Have a nice day.

Il gruppo suona molto coeso, facendoci capire bene da quanto suonino insieme e quanto bene si conoscano tra loro. Kelly e il chitarrista Adam si alternano negli assoli, perfettamente integrati con la presenza costante e bilanciata del basso di Richard e la solidità della batteria di Jamie. Nessuna innovazione particolare nel modo in cui propongono le loro canzoni, ma tanti buoni arrangiamenti gustosi che valorizzano la voce di Kelly, in formissima e in grado di farmi emozionare tante volte durante la serata.

La bella Mr. Writer ci trasporta nel primo angolo “soft” della serata, con l’intensa Hungover for you e un piccolo estratto da Restless mind.

Spostandosi nella mini pedana centrale, vicini tra loro e con pianoforte, ci regalano alcuni bellissimi momenti tra cui la stupenda ballad Traffic. Tutta l’arena che canta, Kelly mi fa venire la pelle d’oca per come modula la voce e Jamie fa un veloce e divertente cambio di batteria verso la fine, chiudendo la canzone alla batteria del palco principale.

Tornando sul palco, la band continua ad alternare canzoni rock sostenuto alle loro ballads. Da notare Mr. and Mrs. Smith con sempre il caro Jamie che ci regala un valido assolo di batteria e poi lei, la canzone perfetta per eccellenza (a mio parere): Fly like an eagle. Una melodia semplice, sublime, che non ti abbandona, e un testo che parla di sofferenza, ma con un messaggio positivo e rassicurante (tornando alla mia limonata di prima).

Intensissima e dolcissima Before anyone knew our name, suonata al pianoforte da Kelly solo sul palco, e dedicata al primo batterista e co-fondatore della band Stuart, morto diversi anni fa per abuso di alcol. Kelly fa anche una piccola introduzione raccontandoci di quando erano ragazzini nel loro piccolo villaggio e le cose semplici che apprezzavano, prima che il successo e tutte le sue conseguenze li travolgessero effettivamente dalla prima volta che hanno supportato in tour i Rolling Stones.

Un altro simpatico aneddoto raccontato da Kelly è di quando gli Stereophonics, supporter di David Bowie nel suo tour in America nel 2003, cercavano di fare sempre dei sound check cortissimi, solo qualche secondo per canzone, umili nel non volere rubare tempo alle prove del Duca Bianco. Una volta David li approcciò dicendo qualcosa tipo: belle le vostre canzoni, se le teneste un pochino più lunghe potreste diventare qualcuno.

Il concerto si conclude con un encore che rende felici tutti, Elevators in cui Kelly ci mostra la sua abilità anche con l’ukulele, Just looking e la solita ben suonata Dakota, che ci fa cantare assieme: You make feel like the one, the one!

Grazie, Stereophonics, per due ore del vostro buon rock 'n roll genuino, ben scritto nella sua semplicità, performato con passione e sempre in estrema coerenza ai valori del gruppo. E grazie per avere riportato un sorriso sulle mie labbra.



Stereophonics Setlist The O2 Arena, London, England 2020, Kind
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