Recensione: Almanac - Tsar (2016)


Riecco ufficialmente Victor Smolski dopo la separazione con Peavy ed i Rage. Ho già scritto da altre parti quanta sia grande la mia stima per questo musicista e quanto sia, sempre secondo me, uno dei musicisti più sottovalutati di sempre.

Il progetto che porta avanti dopo lo split con la band madre prende il nome di Almanac e l'album in questione si chiama Tsar, una sorta di concept sulla storia di Ivan il terribile, non il cane de "Il secondo tragico Fantozzi", ma il sovrano russo. Musicalmente si riparte da molti elementi presenti dal riuscitissimo disco uscito sotto il monicker di Lingua Mortis Orchestra, c'è persino la stessa orchestra, la Orquestra Barcelona Filharmonia. Stavolta al microfono non c'è (purtroppo) Peavy Wagner ma al suo posto troviamo ben tre voci: Andy B. Franck, David Readman e Jeannette Marchewka, sicuramente tre ottimi cantanti che fanno sicuramente bene il loro dovere.

Ok, ma la musica? Stavolta non faccio un track by track perchè ripeterei quasi la stessa cosa su ogni brano, quindi dico senza troppi giri di parole che le uniche cose che non mi piacciono di questo Tsar sono i ritornelli, troppo orchestrali e pomposi per i miei gusti. Per il resto, non ho nessunissimo appunto da fare. Se conoscete un po' Victor Smolski sapete che è una garanzia assoluta: non cito neanche le parti chitarristiche, sempre eccelse, come tutte quelle presenti in ogni disco che porti il suo nome. In questo Tsar è oltretutto evidente quanto Victor contribuiva anche a livello di composizione negli ultimi Rage. Dicevamo quindi che le canzoni sono ineccepibili sotto qualsiasi punto di vista, poi sta al gusto personale che purtroppo non mi fa apprezzare in toto qualche canzone che con un ritornello diverso avrei invece amato. La title track, Self Blinded Eyes, Children of The Future, per esempio, sono canzoni fantastiche ma la pomposità e la produzione del ritornello (ma quante voci ci sono?) non fanno per me. Mi ricordano gli ultimi Stratovarius, che infatti ho smesso di seguire da tempo proprio per questo.

Non mancano episodi più spiccatamente heavy e meno sinfonici, tipo No More Shadows e Nevermore (quanto sono belle le strofe) e ci sono fraseggi o brani interi che potrebbero perfettamente essere dei Rage, vedi la conclusiva Flames of Hate, solo che Peavy non ci avrebbe messo tutte quelle voci nel ritornello, rendendolo più "leggero" (e vicino ai miei gusti)

Beh, cosa posso dire, ho ascoltato diverse volte e con molto piacere questo Tsar nonostante tutto e sono sicuro che se amate il metal sinfonico, potreste impazzirci. Purtoppo io lo giudico solo un buon lavoro.

Voto 66/100
Top tracks: Tsar, Nevermore, Flames of Hate

Tracklist:
1. Tsar
2. Self-Blinded Eyes
3. Darkness
4. Hands Are Tied
5. Children Of The Future
6. No More Shadows
7. Nevermore
8. Reign Of Madness
9. Flames Of Hate