Che bella idea che hai avuto, Jon. Hai 
fatto probabilmente il disco più brutto della tua carriera e hai deciso 
di pubblicare un live con il disco in questione nella sua interezza. Non
 lo avevi fatto con disconi come Slippery when
 wet, New Jersey, Keep the faith o con qualsiasi altro disco quando avevi una voce da paura e hai 
deciso di farlo adesso.
Beh, lo avete (forse) letto in sede di recensione. This house is not for sale, il nuovo disco dei Bon Jovi mi ha fatto abbastanza cagare, quindi come volete che giudicherò questo live di presentazione dell'album tenutasi al London palladium (teatro a letteralmente due passi dal mio ufficio)? Perché sto facendo questa recensione allora? Perché sono in aereo, ho scaricato il disco sull'iphone solo per morbosa curiosità e non ho di meglio da fare, se non guardare un cinese che dorme accanto a me con la bocca aperta.
Born again tomorrow è sempre una canzone 
bruttissima ma i suoni live di chitarra e batteria sono quantomeno 
onesti e tutto risulta un po' più digeribile. Esattamente come Knockout che se 
però da da disco poteva vantare una prova vocale
 grintosa, in questa sede Jon sembra che proprio non abbia voglia 
di cantarla, eseguendola con la grinta di Stanlio e Ollio (per citare una vecchia 
canzone di Francesco Baccini). Dato il suo calo vocale consacrato ormai 
Jon, mai come oggi, sfrutta i cori per cantare
 il meno possibile lasciando agli altri componenti della band tutte le 
parti vocalmente impegnative (avete presente il ritornello di Livin' on a prayer
dal vivo? Ecco...)
Non ho molto altro da dire, se una 
canzone non è granché, miracoli dal vivo non se ne possono certo fare ma
 almeno i suoni della batteria sono onesti e non suonano pop/dance come 
da disco e questo fa scorrere complessivamente
 meglio le canzoni. Di contro, la voce di Jon (comunque sempre perfetto 
dal punto di vista dell'intonazione) da disco risulta molto più grintosa 
mentre dal vivo è, come ho già detto, sempre da compitino per non compromettere evidentemente una situazione delicata. Un acuto 
c'era in The devil's in the temple (mia canzone preferita
 del disco) e non lo ha fatto. Vabbè...
A fine esibizione si trovano (purtroppo) anche delle bonus 
tracks non esaltanti come All hail the king e We don't run, canzone 
presente anche nell'altrettanto tremendo Burning bridges e che anche in sede live ha cori da 
denuncia penale. Il disco si chiude con Come up to
 our house che è una delle poche canzoni convincenti del lotto. Pur non 
essendo certamente un capolavoro, ha il suo perché.
Se avete apprezzato This house is not for
 sale (veramente???), questo Live from London palladium suona complessivamente un po' 
meglio, in caso contrario non vi consiglio certamente di 
ascoltare questo live, che pur essendo eseguito con tanta professionalità, manca dell'elemento fondamentale: le canzoni. 
Tracklist:
1. This House Is Not For Sale
2. Living with the Ghost
3. Knockout
4. Labor of Love
5. Born Again Tomorrow
6. Roller Coaster
7. New Year’s Day
8. The Devil’s in the Temple
9. Scars on This Guitar
10. God Bless This Mess
11. Reunion
12. Real Love
13. All Hail the King
14. We Don’t Run
15. Come on up to Our House
